La mia idea di lusso è sempre stata la figura di un maggiordomo.
Il fido Eugène, che si preoccupa con devozione della sua madame assecondandola, viziandola, coccolandola. Si ricorda dell’assunzione quotidiana di integratori, degli otto bicchieri d’acqua d'idratazione giornaliera, di porgerle drappi morbidi dall'essenza pregiata, che inebriano al solo contatto. Silente nel mattino ostile e sorridente nelle giornate uggiose.
Zelante segretario delle tre utenze, che risponde con grazia e raffinatezza ad ogni interlocutore e non si ammala mai. Apre la porta e fa gli onori di casa, mentre l'annoiata madame, dinanzi al guardaroba, si adopera nella scelta , infastidita dall'ennesimo scocciatore.
Egli è una spugna fedele di sproloqui e futilità partorite dall'esigua materia grigia delle microcefale amiche della madame, alla quale riporta i concetti stringati del nulla appena pronunciato. E' la sintesi perfetta, dunque.
In prossimità di ricchezza, ancor prima di una coreografica piramide di Beluga, da degustare stravaccata sul mio Bombardier Global Express, il primo investimento sarà l’adorato Eugène.
(Mademoiselle de Sade Sine Nobilitate)
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